arrow-first-pagearrow-last-pagearrow-next-pagearrow-previous-pagebackbutton-arrow-rightclosedoc-checkdoc-uploaddownloademaillinklogo-negativelogo-positiveshareslider-next-arrowslider-prev-arrowsocial-facebooksocial-instagramsocial-linkedinsocial-pinterestsocial-twittersocial-youtube
Latest News

Investimento da 14 milioni a Chiuduno per il nuovo stabilimento «green» della Made Black

Nel cuore della «Button Valley» lombarda passano tutti quegli accessori che troviamo in vestiti, scarpe, cinture, zaini o marsupi. Oggetti come bottoni, borchie, cursori, tiretti, slider (scorrevoli) e ancora occhielli, fibbie, moschettoni, cerniere montate, che vengono verniciati alla Made Black di Chiuduno, specialmente se fanno parte di capi di abbigliamento o calzature d’alta moda. I grandi marchi sono di casa in questa azienda che poco prima del lockdown ha inaugurato uno stabilimento nuovo di zecca - a cui ieri ha fatto visita il sindaco di Chiuduno, Stefano Locatelli -: 14 milioni di investimento per puntare a produzioni di altissimo livello unite alla massima sostenibilità ambientale ed energetica. Fondata nel 1995, l’azienda, con un fatturato di 8 milioni di euro, dà lavoro a 84 addetti e fa parte di Amf Group di Bassano del Grappa (insieme a Amf Snaps, Figros e Mimest).

«Abbiamo sposato la tecnica moderna con la filosofia della tradizionale attenzione ai clienti – ha spiegato il direttore di produzione Eros Mancabelli -. Cerchiamo di elevare la dimensione dell’artigianato al rango della nuova cultura industriale, senza però snaturarne le origini».

Il nuovo stabilimento, ideato dallo studio ProgettoB20 di Brescia, è stato realizzato in soli sei mesi e aperto ufficialmente poco dopo l’Epifania. «Realizzata su un’area di 11 mila metri quadrati, la struttura ha una superficie di 7 mila metri quadrati, di cui ben 1.700 di camera bianca – hanno spiegato i progettisti -.
Tutto è costruito in Nzeb, acronimo di «Near zero energy building» e tende quindi al maggior risparmio energetico attraverso accorgimenti strutturali, di materiali e di appositi macchinari. Sulle coperture c’è un impianto fotovoltaico da 150 kW che va a coprire un terzo del consumo totale, mentre il calore della produzione, invece che essere disperso, viene sfruttato e riutilizzato per minimizzare i consumi. «Frigoriferi e caldaie a condensazione vanno a chiudere il cerchio di una struttura che stimiamo abbia gli stessi costi gestionali della precedente, che insisteva però su un’area di soli 2.300 metri quadrati – ha proseguito Mancabelli -. E non è stato tralasciato nemmeno il riferimento ai possibili danni dei cambiamenti climatici: grazie ad impianti nel sottosuolo, anche le bombe d’acqua non causerebbero allagamenti». La nuova struttura consente anche una maggiore flessibilità nella realizzazione dei prodotti su richiesta dei clienti.
Ci sono addetti che creano colori speciali per materiali altrettanto particolari (la gamma ne comprende oltre 50 diversi). I manufatti, vista l’elevata qualità richiesta dai clienti, vengono analizzati minuziosamente a mano scartando ogni pur piccola imperfezione. «Il risparmio energetico, l’abbattimento dell’inquinamento, la pulizia, l’attenzione al benessere dei dipendenti, persino l’architettura è all’avanguardia - ha commentato il sindaco -. Dovrebbe essere un modello di imprenditorialità a cui ispirarsi».